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CRISI

Il Tevere a Borgo


Lungo la strada di Borgo S. Angelo, alle spalle della chiesa di S. Maria in Traspontina, il muro del Passetto è attraversato da tre fornici su cui compare lo stemma di papa Clemente VIII (1592-1605). L'aspetto di queste aperture, che ora mettono in comunicazione Borgo S. Angelo con Borgo Pio, è assolutamente normale, eppure, l'origine della loro realizzazione è legata a un progetto veramente straordinario, il cui promotore fu nientedimeno che Giulio Cesare.
La storia di Roma inizia probabilmente nel X secolo aC, grazie a un guado sul Tevere - l'Isola Tiberina - che consentiva il passaggio da una sponda all'altra e perciò agevolava il commercio. Tanto benessere era purtroppo compensato dalle piene invernali, che spesso portavano in città distruzione e devastazione.
Giulio Cesare, non solo esperto militare ma uomo di grande ingegno, stabilì che la causa del problema era l'eccessivo numero di anse incontrate dal fiume nel suo tratto urbano, perciò la soluzione era "raddrizzare" il letto del fiume. Cesare immaginava un nuovo alveo, completamente dritto, che all'altezza di Monte Mario escludeva il vecchio fiume, per poi ricongiungersi ad esso all'altezza di Trastevere.
In epoca imperiale il problema fu tenuto sotto controllo perché fu istituita una magistratura che si occupava esclusivamente della manutenzione del fiume.
Nel medioevo, la trasformazione degli antichi ponti romani, resi più solidi e massicci, costituì un ulteriore ostacolo al flusso delle acque, finché, il 25 dicembre 1598 una piena di dimensioni mai viste provocò in città un autentico disastro, infatti, il Tevere salì di quasi venti metri.
Il vecchio progetto di Cesare, mai tramontato, fu ripreso da Clemente VIII, che nel 1599 decise di scavare il nuovo alveo: il fiume, all'altezza di Monte Mario, sarebbe stato incanalato in una "fossa" fino all'Ospedale S. Spirito, dove si sarebbe ricongiunto con il vecchio corso. L'unico ostacolo era costituito dal Passetto di Borgo, perciò Clemente fece aprire nel muro i tre fornici, tuttavia, il progetto non ebbe seguito. I consiglieri di Clemente, infatti, preoccupati che il fiume fosse troppo vicino alla chiesa da poco costruita (S. Maria in Traspontina), proposero di farlo entrare nel fossato di Castel S. Angelo, per farlo poi uscire direttamente nel vecchio corso. Anche in questo caso, il progetto non ebbe seguito. La soluzione arrivò soltanto dopo l'ennesima piena distruttiva (1870), con la costruzione dei lungotevere e la fine di un sogno.

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